Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali

March 29, 2023

Articolo sugli effetti percepiti a medio termine del lavoro forzato da casa

È stata pubblicata sulla rivista Frontiers in Public Health una ricerca condotta tra il personale del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) sugli effetti percepiti a medio termine del lavoro forzato da casa (Work from Home, WFH) su vita e professione: The medium-term perceived impact of work from home on life and work domains of knowledge workers during COVID-19 pandemic: A survey at the National Research Council of Italy.

PiÃđ del 95% dei 748 rispondenti riporta che almeno un ambito della vita personale ÃĻ cambiato, percentuale che arriva al 97% per i cambiamenti percepiti in almeno un ambito della vita professionale. Si tratta di ricadute per lo piÃđ positive secondo i e le partecipanti.

L’obiettivo dello studio – condotto agli inizi del 2022 da ricercatrici e ricercatori di quattro Istituti del CNR in collaborazione con l’Università di Genova – ÃĻ stato quello di valutare in che modo i lavoratori della conoscenza abbiano vissuto le modifiche alle proprie abitudini lavorative dopo 18 mesi dall’inizio delle misure restrittive legate alla pandemia. L’indagine si inserisce nel filone delle ricerche, avviate in tutto il mondo soprattutto durante i primi lockdown, sul benessere dei lavoratori.

Quanto smart ÃĻ stato il lavoro da casa durante la pandemia?

La ricerca ÃĻ stata svolta tramite un questionario somministrato on-line. Tra le altre cose, al personale CNR ÃĻ stato chiesto di dare un punteggio da 1 (molto negativo) a 5 (molto positivo) all’impatto del lavorare da casa su diversi ambiti.

Rispetto alla vita personale, a trarre maggiore giovamento dal lavoro da casa sono stati la qualità delle relazioni interpersonali in famiglia e lo stile di vita in generale (comprese abitudini alimentari e stato di salute) con rispettivamente il 60% e il 58% di risposte “molto positivo” o “positivo”. Il lavoro da casa non sembra aver impattato invece su qualità del sonno e relazioni amicali (rispondono “nessuno” rispettivamente il 48% e il 55%). L’impatto negativo piÃđ frequente (20%) si registra invece in relazione allo stato psicologico. (I dettagli sulle risposte nella figura n.1)

Figura n.1: Le risposte relative all’impatto del lavoro da casa su cinque ambiti della vita personale.
Riportiamo le percentuali senza decimali per rendere piÃđ fruibile la lettura, la somma dei valori riportati non fa sempre 100% in virtÃđ degli arrotondamenti.

A livello professionale, i e le rispondenti hanno tratto beneficio dal lavorare da casa in particolare rispetto alla flessibilità (organizzazione dello spazio di lavoro personale e spazio di lavoro personale e gestione dell’orario di lavoro), all’assunzione di iniziative e alla qualità del lavoro. Tre ambiti in cui le percezioni positive hanno prevalso sia su quelle negative che sulla mancanza di impatto.

Gli aspetti partecipativi e relazionali sono quelli in cui prevale la percezione di assenza di impatto. Allo stesso tempo, perÃē, i rapporti con i colleghi e la partecipazione al contesto lavorativo sono quelli che sembrano aver risentito maggiormente della diversa condizione di lavoro e che hanno raccolto il maggior numero di risposte negative (27% e 25%, rispettivamente).

Figura n.2: Le risposte relative all’impatto del lavoro da casa su sette ambiti della vita professionale.
Riportiamo le percentuali senza decimali per rendere piÃđ fruibile la lettura, la somma dei valori riportati non fa sempre 100% in virtÃđ degli arrotondamenti.

Questa percezione ÃĻ stata influenzata da fattori personali e organizzativi. In particolare, il ridotto numero di giorni di lavoro in presenza e un piÃđ lungo tempo di percorrenza casa-lavoro sono associati a una percezione positiva dell’impatto del lavoro da casa sulla vita personale. Anche coloro che hanno ridotto il proprio stile di vita sedentario hanno valutato come positivo l’impatto del lavoro da casa su tutti gli ambiti della vita personale. Favoriscono, invece, una percezione negativa l’aver abbandonato i propri hobby e l’aver dovuto condividere la stanza adibita al lavoro con altri abitanti della casa.

Come sottolinea chi scrive l’articolo, i risultati ottenuti suggeriscono che misure per promuovere la salute fisica e mentale dei dipendenti, rafforzare l’inclusione e mantenere un senso di comunità sono necessarie per migliorare la salute dei lavoratori e prevenire l’isolamento percepito nelle attività di ricerca quando sia previsto il ricorso al lavoro da casa, specie laddove le politiche di conciliazione vita-lavoro siano carenti.

Leggi l’articolo completo.

A cura di Monia Torre con il contributo scientifico di Pierpaolo Mincarone.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *