Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali

June 2, 2023

Società a misura di bici

La bici sta conoscendo una nuova stagione. I dati di vendita, l’espansione del cicloturismo, la diffusione dell’uso cittadino della bici e di veicoli alternativi e in qualche modo riconducibili a forme nuove di mobilità in ambienti poco bike-friendly, la nuova sensibilità culturale verso la transizione ecologica sono tra gli indicatori della sua riscoperta. Nella memoria di molti la bici è associata ad esperienze piacevoli di esplorazione e di libertà. La bici viene considerata una tecnologia conviviale (Illich, 1973; Pivato, 2021), capace di creare modalità di relazione bilanciate con l’ambiente. Molte sono le città e le regioni che hanno investito nella bici e che hanno favorito la moderazione della velocità negli spazi urbani. Nella giornata mondiale della bicicletta, tuttavia, è importante ricordare che la pratica ciclistica non è così diffusa come ci si potrebbe aspettare.

Il ritardo nella ciclomobilità

Per capire le ragioni del ‘ritardo’ nella diffusione della ciclomobilità, che risultano particolarmente significative nel nostro paese, a parte lodevoli eccezioni e a fronte di un notevole incremento del parco bici in circolazione, dal periodo del lockdown in poi, si è sviluppata, attraverso la collaborazione tra ricercatori dell’IRPPS CNR, l’Università di Napoli ‘Federico II’, l’Università di Torino, l’Università di Padova, l’Università di Siena, l’Università di Salerno, Centro di Ricerche FIAB una rete di ricerca nazionale. La rete emergente ha dato luogo ad una serie fortunata di seminari online che è possibile ancora oggi rivedere; ha prodotto, inoltre, una ‘special issue’ sulla rivista Eracle  (Landri & Tirino, 2022) e sta lavorando, infine, ad un libro su bici e società.  La rete, come si è avuto modo di comprendere, è un unicum e tende a ricalcare ‘in piccolo’ la rete internazionale Cycling & Society che da diversi anni costituisce il punto di riferimento della produzione scientifica in questo settore (Cox, 2020; Cox & Bunte, 2018; Equality & Cox, 2020).

Il tema della ciclomobilità è in espansione per numero di pubblicazioni. Si può, quindi, già osservare che il ‘ritardo’ nella diffusione della bici corre in parallelo al ‘ritardo’ dello sviluppo di comunità accademiche che guardino alla bicicletta. La letteratura scientifica sull’auto, al confronto, è ampiamente diffusa.  La riscoperta della bici, anche sul piano accademico, in sostanza, ci pone dinanzi ad un dato per scontato: le società contemporanee sono auto-centriche (Urry, 2004) e presentano gradi variabili di sensibilità verso la pratica ciclistica (Belloni, 2019).

I paesi possono, infatti, differenziarsi in relazione alle culture ciclistiche nazionali. L’Italia ha una cultura ciclistica sportiva, ma non una cultura ciclistica diffusa (se non in alcune regioni), come in altri paesi, Olanda, Belgio. Le culture ciclistiche, tuttavia, non sono immutabili, possono rigenerarsi, evolvere nel tempo, emergere laddove non sono presenti. Analizzare la dimensione culturale, come è emerso nel corso della special issue curata da due ricercatori dalla rete di ricerca su bici e società (Landri & Tirino, 2022), è una pista di ricerca promettente per comprendere cosa favorisca la ciclomobilità.

I media favoriscono la ciclomobilità

Tra i fattori che la favoriscono, i media occupano un ruolo di rilievo. La narrazione epica del ciclismo emerge nel nostro paese proprio in rapporto ai processi di costruzione dello stato nazionale. Quella narrazione oggi cede al passo al racconto dinamico dei ciclisti sui social media. Le piattaforme social, da un lato, catturano il ciclismo nelle logiche estrattiviste del capitalismo digitale; dall’altro, creano nuove pratiche sportive come il ciclismo virtuale (che costituisce ormai uno dei diversi e-Sport), ma favoriscono anche l’emergere di nuove soggettività (le donne, le comunità LGBT+), allargando la pratica ciclistica. Diversamente dai media tradizionali che puntavano alla creazione delle gesta epiche dei campioni, i social media, favorendo la circolazione delle conoscenze tra i praticanti, permettono un incremento di connessioni, di socialità, di comunicazione e abbassano le barriere di accesso alla pratica. Democratizzando la conoscenza, insomma, agiscono da incentivi positivi per la diffusione del ciclismo.

I media sono necessari, ma non sono sufficienti. Costruire società a misura di bici è in realtà anche una sfida scientifica che richiede un flusso costante di ricerche empiriche e riflessioni teoriche. Si tratta, infatti, di generare conoscenze per favorire condizioni minime per la ciclabilità in ambienti che sono prevalentemente pensati in modo autocentrico. Non è solo un fatto tecnico, richiede, piuttosto, come va emergendo dai lavori della rete, lo sviluppo di una sociologia della bici, intesa come la ricerca di una concatenazione virtuosa tra saperi, tecniche e società.

A cura di Paolo Landri (in occasione della Giornata Mondiale della Bicicletta del 3 giugno 2023)

Riferimenti bibliografici

Belloni, E. (2019). Quando si andava in velocipede. Storia della mobilità ciclistica in Italia (1870-1955). Franco Angeli.

Cox, P. (2020). Cycling : A Sociology of Vélomobility. Routledge.

Cox, P., & Bunte, H. (2018). Social practices and the importance of context. Framing the Third Cycling Century, 122–131. https://www.umweltbundesamt.de/sites/default/files/medien/1410/publikationen/181128_uba_fb_third_cycling_century_bf_small.pdf

Equality, I., & Cox, P. (2020). The politics of cycling infrastructure. The Politics of Cycling Infrastructure, 5940. https://doi.org/10.2307/j.ctvvsqc63

Illich, I. (1973). Tools for conviviality. Harper and Row.

Landri, P., & Tirino, M. (2022). Media, Society and Cycling Cultures: Editorial. Eracle. Journal of Sport and Social Sciences, 5(1), 1–4. https://doi.org/10.6093/2611-6693/9612

Pivato, S. (2021). La felicità in bicicletta. Il Mulino.

Urry, J. (2004). The ‘System’ of Automobility. Theory, Culture & Society, 21(5), 25–39. https://doi.org/10.1177/0263276404046059