Secondo uno studio del gruppo di ricerca MUSA (Mutamenti sociali, Valutazione e Metodi), i pensieri suicidi coinvolgono oggi circa la metà degli adolescenti italiani.
L’articolo The developmental process of suicidal ideation among adolescents: social and psychological impact from a nation-wide survey – appena pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature – indaga il meccanismo che porta allo sviluppo di tali pensieri.
Dall’indagine curata da Antonio Tintori, Loredana Cerbara e Giulia Ciancimino, IRPPS, con Maurizio Pompili, UniSapienza, e Gianni Corsetti, ISTAT, i disagi psicologici che alimentano i pensieri suicidi non costituiscono lâorigine del problema, rintracciata, invece, in particolari dinamiche di interazione sociale e in specifiche caratteristiche socio-demografiche.
Lâapproccio epistemologico interdisciplinare adottato ha, inoltre, permesso di mostrare come fattori solitamente ritenuti influenti, come la tolleranza allâuso dellâalcol e delle sostanze psicotrope in generale, siano di fatto solo secondari nella spiegazione del fenomeno.
Irpps,con ill progetto Viva, ha pubblicato i risultati dell’indagine nazionale sui centri per uomini autori di violenza (Cuav). Il progetto Viva rappresenta un tassello importante nel cambiamento socio-culturale necessario per combattere la violenza di genere.
IRPPS aderisce con CNR a Scholars at Risks, una rete internazionale che promuove attività di protezione di studiosi in pericolo, advocacy e formazione per la libertà accademica. Un corso su âLinee guida per l’accoglienza di studiosi/e a rischioâ, necessario per chi volesse partecipare attivamente alla rete, ÃĻ previsto.
Oltre a mettere in luce lâaumento dell’uso della pornografia associato a una diminuzione dell’età dei suoi consumatori, la ricerca ha confermato i suoi riflessi sullo sviluppo dellâidentità sociale e sessuale. Si tratta di impatti negativi sulle emozioni primarie, sullâautostima e sulla soddisfazione per il proprio corpo negli e nelle adolescenti. Ma lo studio rileva in particolare come lâesposizione precoce alla pornografia abbia effetti anche positivi, ma solo sulle ragazze.
Nei ragazzi si produce infatti un rafforzamento degli stereotipi di genere nel contesto delle relazioni, l’adesione a ruoli di genere anche nellâambito della sfera sessuale e un aumento della tolleranza verso comportamenti discriminatori, violenti e devianti. Diversamente, per le ragazze la pornografia rappresenta un’esperienza di emancipazione sessuale che, allâopposto dei maschi, supera i confini delle stereotipate gerarchizzazioni degli spazi sociali. Questa diversità ÃĻ il frutto, secondo gli autori e le autrici, della socializzazione âbinariaâ ancora oggi preponderante, che riproduce di generazione in generazione stereotipi di genere inducendo a una passiva adesione a predefiniti ruoli sociali maschili e femminili.
I risultati di questa ricerca suggeriscono lâimportanza e lâurgenza di unâeducazione sessuale che venga offerta possibilmente in ambiente scolastico e con la mediazione di professionisti. CiÃē, al fine di promuovere un approccio critico – e non solo passivo – in grado di superare il tabÃđ del sesso e di andare oltre la pornografia mainstream, eterosessuale e mascolinizzata, che fornisce unâimmagine omologata e irrealistica di corpi, prestazioni sessuali e relazioni sociali.
Lo studio ÃĻ stato condotto con un approccio di ricerca psicosociale ed ÃĻ tratto dai risultati dellâindagine nazionale Lo stato dellâadolescenza 2023, che ha coinvolto 4288 giovani studenti delle scuole superiori lungo tutta la penisola.
A livello internazionale, molti studi hanno indagato gli effetti negativi dellâesposizione precoce alla pornografia, ma i risultati sono spesso controversi, per via dellâutilizzo di tecniche di ricerca diverse e carenze sia metodologiche sia teoriche.
à stata pubblicata sulla rivista Frontiers in Public Health una ricerca condotta tra il personale del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) sugli effetti percepiti a medio termine del lavoro forzato da casa (Work from Home, WFH) su vita e professione: The medium-term perceived impact of work from home on life and work domains of knowledge workers during COVID-19 pandemic: A survey at the National Research Council of Italy.
PiÃđ del 95% dei 748 rispondenti riporta che almeno un ambito della vita personale ÃĻ cambiato, percentuale che arriva al 97% per i cambiamenti percepiti in almeno un ambito della vita professionale. Si tratta di ricadute per lo piÃđ positive secondo i e le partecipanti.
Lâobiettivo dello studio – condotto agli inizi del 2022 da ricercatrici e ricercatori di quattro Istituti del CNR in collaborazione con lâUniversità di Genova â ÃĻ stato quello di valutare in che modo i lavoratori della conoscenza abbiano vissuto le modifiche alle proprie abitudini lavorative dopo 18 mesi dallâinizio delle misure restrittive legate alla pandemia. Lâindagine si inserisce nel filone delle ricerche, avviate in tutto il mondo soprattutto durante i primi lockdown, sul benessere dei lavoratori.
Quanto smart ÃĻ stato il lavoro da casa durante la pandemia?
La ricerca ÃĻ stata svolta tramite un questionario somministrato on-line. Tra le altre cose, al personale CNR ÃĻ stato chiesto di dare un punteggio da 1 (molto negativo) a 5 (molto positivo) allâimpatto del lavorare da casa su diversi ambiti.
Rispetto alla vita personale, a trarre maggiore giovamento dal lavoro da casa sono stati la qualità delle relazioni interpersonali in famiglia e lo stile di vita in generale (comprese abitudini alimentari e stato di salute) con rispettivamente il 60% e il 58% di risposte âmolto positivoâ o âpositivoâ. Il lavoro da casa non sembra aver impattato invece su qualità del sonno e relazioni amicali (rispondono ânessunoâ rispettivamente il 48% e il 55%). Lâimpatto negativo piÃđ frequente (20%) si registra invece in relazione allo stato psicologico. (I dettagli sulle risposte nella figura n.1)
A livello professionale, i e le rispondenti hanno tratto beneficio dal lavorare da casa in particolare rispetto alla flessibilità (organizzazione dello spazio di lavoro personale e spazio di lavoro personale e gestione dell’orario di lavoro), all’assunzione di iniziative e alla qualità del lavoro. Tre ambiti in cui le percezioni positive hanno prevalso sia su quelle negative che sulla mancanza di impatto.
Gli aspetti partecipativi e relazionali sono quelli in cui prevale la percezione di assenza di impatto. Allo stesso tempo, perÃē, i rapporti con i colleghi e la partecipazione al contesto lavorativo sono quelli che sembrano aver risentito maggiormente della diversa condizione di lavoro e che hanno raccolto il maggior numero di risposte negative (27% e 25%, rispettivamente).
Questa percezione ÃĻ stata influenzata da fattori personali e organizzativi. In particolare, il ridotto numero di giorni di lavoro in presenza e un piÃđ lungo tempo di percorrenza casa-lavoro sono associati a una percezione positiva dellâimpatto del lavoro da casa sulla vita personale. Anche coloro che hanno ridotto il proprio stile di vita sedentario hanno valutato come positivo lâimpatto del lavoro da casa su tutti gli ambiti della vita personale. Favoriscono, invece, una percezione negativa lâaver abbandonato i propri hobby e lâaver dovuto condividere la stanza adibita al lavoro con altri abitanti della casa.
Come sottolinea chi scrive lâarticolo, i risultati ottenuti suggeriscono che misure per promuovere la salute fisica e mentale dei dipendenti, rafforzare l’inclusione e mantenere un senso di comunità sono necessarie per migliorare la salute dei lavoratori e prevenire l’isolamento percepito nelle attività di ricerca quando sia previsto il ricorso al lavoro da casa, specie laddove le politiche di conciliazione vita-lavoro siano carenti.
Insights from the frontline antiviolence work during the pandemic in Italy
Pietro Demurtas e Caterina Peroni hanno pubblicato sull’Open Journal of Sociopolitical Studies “PArtecipazione e COnflitto” un articolo dal titolo “We must draw a different future! Insights from the front line antiviolence work during the pandemic in Italy“
“In this article we analyze the effects of the Covid-19 pandemic on the Italian anti-violence system, through the eyes of the pratictioners of anti-violence centers, who are historically at the forefront in supporting women survivors of male violence. Their perspective is particularly relevant because, in Italy, anti-violence centers hold a “borderline” position, which lies between the political role of transformation and that of an actor of the private social provider of an ‘essential’ public service. On the basis of international recommendations, our analysis distinguishes two main areas of intervention on which national policies have been called to intervene: on one side, the protection of women victims of violence, and on the other their empowerment. Analyzing either official statistics and data collected through an online survey addressed to the practitioners of anti-violence centers during the lockdown, we highlight strengths and weaknesses of the policy measures implemented in Italy from their situated perspective, with reference both to the protection and the empowerment of survivors.”
L’articolo ÃĻ pubblicato in modalità Open, liberamente fruibile e scaricabile
Cresce lâattenzione sui trattamenti dedicati agli uomini maltrattanti, perchÃĐ in assenza di un intervento, lâ85% degli uomini maltrattanti torna a commettere violenze sulle donne. Intervento di Pietro DemurtasCNR-IRPPS– Progetto VIVA sul Il Sole 24 ORE.