Tra diseguaglianze e discriminazione esiste uno stretto rapporto. Come sottolinea Therborn: âla diseguaglianza significa sempre escludere alcune persone da qualcosa. Quando non uccide letteralmente le persone o ne blocca la vita, disuguaglianza significa esclusione: escludere le persone dalle possibilità prodotte dallo sviluppo umanoâ ( Therborn, 2013: 21).
E lâesclusione ingiustificata ÃĻ una forma di discriminazione, la quale se esercitata sistematicamente contro minoranze conduce a vere e proprie forme di segregazione razziale. Forme particolarmente odiose di discriminazione sulla base della “razza” da parte di istituzioni e sistemi politici, economici o legali si sono registrate sia in sistemi politici formalmente democratici che in tempi relativamente recenti.
Nel Sud degli Stati Uniti, le leggi Jim Crow e la segregazione razziale legale nelle strutture pubbliche sono esistite dalla fine del XIX secolo fino agli anni Cinquanta; mentre in Sudafrica, lâabolizione delle principali leggi segregazioniste ÃĻ stata ratificata nel 1991, determinando la fine dellâapartheid.
Tuttavia, secondo alcuni autori (Bartoli, 2012), neppure le società democratiche rette da istituzioni improntate ai principi di uguaglianza e giustizia, sono esenti da forme di ârazzismo sistemicoâ (o âdemocraticoâ), che colpiscono soprattutto alcune tipologie di persone (ad esempio immigrati, Rom o anche poveri estremi).
Nel caso italiano, forme legali di esclusione derivano in misura significativa dal modo in cui il Paese ha affrontato il problema migratorio, riconducendolo soprattutto a problema di ordine pubblico. Tale approccio ha determinato effetti anche sulle prassi amministrative (sovente respingenti) delle amministrazioni locali in tema di registrazione anagrafica, – e di conseguenza di accesso alle prestazioni di welfare comunale – per determinate categorie di persone in condizioni di irregolarità amministrativa, perchÃĐ prive della residenza anagrafica e dunque di documento di riconoscimento.
Tale condizione caratterizza in particolare la componente di origine bosniaca della popolazione Rom (fuggita dalla guerra nei Balcani negli anni â90), presente a Roma.
Molte famiglie sono prive di documenti (sono apolidi di fatto), e vivono da lungo tempo in campi che sono stati dichiarati in via di chiusura dallâamministrazione capitolina. I loro figli, nati e cresciuti in Italia, al compimento della maggiore età per restare nel Paese devono fare richiesta di un permesso di soggiorno. Tale richiesta, tuttavia, incontra spesso ostacoli presso gli uffici immigrazione per la mancanza del requisito della residenza anagrafica della famiglia; residenza che non viene concessa dagli uffici anagrafici se si vive in campi ufficialmente dichiarati in via di chiusura. Come sottolineano gli operatori di terzo settore che lavorano con i Rom:
âChi non ÃĻ già uscito ma vorrebbe farlo si trova quindi impigliato in un circolo vizioso difficile da spezzare”.
à il caso di sottolineare come questa situazione abbia conseguenze paradossali: se, da un lato, esclude questa componente della popolazione presente dallâintegrazione nella comunità territoriale; dallâaltro, la rende permanentemente assistita, esponendo costantemente i Rom a stigma sociale.
In ogni caso, la difficoltà di regolarizzare la propria posizione anagrafica non ÃĻ solo un problema dei Rom: anche gli immigrati che per lâalto costi degli affitti si risolvono a vivere in stabili occupati non riescono a fissare la propria residenza anagrafica.
Infatti, lâarticolo 5 della legge 23 maggio 2014 n. 80 â contenente âMisure urgenti per lâemergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015â – la cosiddetta legge Lupi, impedisce alle società di servizi di attivare utenze in stabili occupati abusivamente, e dunque proibisce di fissare la residenza in quegli stabili. Di conseguenza, non consente il rilascio di documenti di identità alle persone senza dimora.
(A questo proposito, proprio per consentire alle persone in condizioni di fragilità e precarietà abitativa di poter registrare la residenza in immobili occupati, a Roma il sindaco – che, va ricordato, in quanto ufficiale di governo puÃē promuovere una regolarizzazione amministrativa in quanto ha lâobbligo della corretta tenuta dei registri anagrafici – ha di recente emanato una direttiva volta a consentire allâamministrazione di agire in deroga allâart.5 della legge Lupi. Su tale direttiva, perÃē, il prefetto di Roma ha chiesto lâistituzione di un tavolo tecnico per approfondimenti sulla sua applicazione.)
Questi casi, piÃđ che descrivere forme di ârazzismo sistemicoâ, evidenziano i limiti della politica migratoria nazionale, fortemente condizionata dalle dichiarazioni di emergenza migratoria e dallâesigenza di controllo dei flussi di ingresso. Tale situazione ha creato un problema di implementation deficit (Macioti, Pugliese, 2005) vale a dire di scarsa implementazione delle politiche di integrazione per gli immigrati, pur formalmente previste dal testo unico sullâimmigrazione. CiÃē ha fatto sÃŽ che i diritti dei migranti â come osserva Lydia Morris – ânon sono piÃđ evidenti o assoluti ma sono associati strettamente con il controllo e si localizzano su un terreno sdrucciolevole soggetto a negoziazioni politicheâ (cit. in Macioti Pugliese, 20053 ed.: 107). CiÃē significa â come sottolinea Pugliese â che âse viene promulgata una legge â o semplicemente emanata una circolare â piÃđ restrittiva (che rende piÃđ difficile restare in una condizione di regolarità o che semplicemente impone nuove condizioni e nuova documentazione per lâaccesso a un beneficio), gli immigrati possono perdere un diritto già acquisitoâ (Macioti, Pugliese, 2005: 107).
Tale situazione determina, dunque, condizioni di discriminazione per quelle categorie (i migranti, ma non solo) che mal si adattano alle condizioni di meritevolezza di volta in volta fissate dai governi.
Contributo a cura di Dante Sabatino, in occasione della Giornata mondiale per lâeliminazione della discriminazione razziale 2023.
Bibliografia
C. Bartoli, Razzisti per legge. LâItalia che discrimina, Editori Laterza, Roma-Bari 2012
M. I. Macioti, E. Pugliese, Lâesperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, Editori Laterza, Roma-Bari 20053 ed.
G. Therborn, The Killing Fields of Inequality, Polity Press, Cambridge UK 2013