Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali

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Ilaria Di Tullio nominata Gender Equality Officer

Ilaria Di Tullio, ricercatrice IRPPS dal 2016, ÃĻ stata nominata Gender Equality Officer (GEO) per il Consiglio nazionale delle ricerche.

La figura del GEO ÃĻ stata istituita con il Piano di Genere 2022-2024, il documento programmatico che promuove la parità di genere all’interno del Cnr e dei suoi Istituti, stabilendo linee di intervento in diversi ambiti:

  • nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali
  • nel reclutamento e nelle progressioni di carriera
  • nella creazione di un ambiente che favorisca l’equilibrio vita privata/vita lavorativa
  • nell’integrazione della dimensione di genere nella ricerca
  • nella prevenzione e contrasto a discriminazioni, molestie e mobbing.

Questa figura sarà chiamata ad operare, insieme al tavolo di lavoro permanente per l’implementazione del Piano per la Parità di Genere del CNR, favorendo l’attivazione di sinergie interne all’Ente al fine di raggiungere gli obiettivi definiti dal piano (es. Presidenza, Direzione Generale, Direzioni centrali, CUG, Sindacati).

La dott.ssa Di Tullio ha lavorato per diversi anni su questi temi, ha partecipato alla redazione del Bilancio di Genere e fa parte dell’osservatorio Genere-Talenti (GETA).

A lei vanno i migliori auguri di tutta la comunità della ricerca IRPPS.

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Assortment of sport equipment on yellow background, top view

Sport per l’inclusione: tra stereotipi e potenzialità

La Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace ha luogo ogni anno il 6 aprile. È stata indetta dieci anni fa dalle Nazioni Unite, per riconoscere “il ruolo positivo che lo sport e l’attività fisica giocano nelle comunità e nelle vite delle persone in tutto il Mondo” (https://www.un.org/en/observances/sport-day) 

Dall’emancipazione di donne e ragazze, giovani, persone con disabilità e altri gruppi emarginati al progresso di obiettivi di salute, sostenibilità e istruzione, lo sport offre – secondo le Nazioni Unite – un enorme potenziale per il progresso degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) e per la promozione della pace e dei diritti umani.  

Ma come mettere in pratica tale potenziale? 

Secondo le analisi condotte in questi anni da ricercatori e ricercatrici dell’IRPPS – all’interno, in particolare, delle attività del Gruppo di ricerca Musa (Mutamenti sociali, valutazione e metodi) – non basta fare sport per interiorizzare un sistema di regole e valori per l’integrazione sociale. Accanto alle azioni di promozione dello sport, necessarie per spingere a stili di vita salutari, ÃĻ fondamentale promuovere una didattica strutturata dello sport. 

Come mostrano, tra le altre, le evidenze di un’indagine condotta in Italia nel 2017, il potenziale ruolo educativo dello sport non ÃĻ un valore esplicito incorporato nella sua pratica. Si veda su questo l’articolo del 2021 di Tintori, Ciancimino, Vismara e Cerbara Sports as education: Is this a stereotype too? A national research on the relationship between sports practice, bullying, racism and stereotypes among Italian students. 

Lo studio, che ha coinvolto un campione rappresentativo di 4011 studenti e studentesse tra i 14 e i 16 anni, ÃĻ stato condotto attraverso un questionario focalizzato su caratteristiche socio-demografiche, esperienze di vita, relazioni e comportamenti interpersonali, adesione a stereotipi e pregiudizi. 

Alcuni tra i dati di interesse mostrano che metà del campione ritiene che sia effettivamente meglio avere un allenatore uomo (ma la maggioranza di coloro che concordano su questa affermazione sono gli stessi maschi: 27% contro il 10% delle femmine) e circa un terzo degli studenti ritiene che alcuni sport non siano adatti alle donne (il 23% delle donne e il 41% dei maschi concordano con tale affermazione). Circa un giovane su dieci ammette che la violenza nel tifare la propria squadra ÃĻ da considerarsi un fatto accettabile (7% donne e 17% uomini). Discorso analogo si puÃē fare per gli stereotipi etnici, rispetto ai quali si rileva che circa un terzo degli studenti si sente minacciato nella propria incolumità dalla presenza degli immigrati (32% femmine e 39% maschi). Per una quota simile di giovani, gli stranieri sono considerati criminali (25% donne e 35% uomini); infine, gli studenti di solito tendono a pensare che gli immigrati siano persone che in realtà rubano il lavoro agli italiani (26% donne e 38% uomini). 

Dalle analisi emerge come gli e le adolescenti che praticano sport al di fuori della scuola abbiano un aumento dei loro livelli di tolleranza nei confronti del bullismo e del razzismo. Inoltre, coloro che praticano sport tra i rispondenti hanno opinioni altamente stereotipate sui ruoli di genere e sulla diversità etnica. 

Comparando questi risultati con le variabili socio-demografiche, i modelli elaborati dai ricercatori mettono in luce che la pratica sportiva non puÃē essere considerata piÃđ influente di altre variabili demografiche, come il genere, la provenienza e lo status culturale della famiglia di origine. La pratica sportiva non ÃĻ quindi un inibitore del bullismo e del razzismo. 

L’indagine dimostra, dunque, la neutralità della pratica sportiva in Italia rispetto all’inclusione sociale e alla diffusione di valori positivi, ma non ne nega le potenzialità. Accanto alla promozione del benessere individuale, infatti, il mondo dello sport ÃĻ un ambiente in cui i giovani possono espandere le reti amicali ed entrare in contatto con le diversità sociali, sperimentando atteggiamenti e modelli comportamentali.  

Per diffondere valori sociali positivi e promuovere l’inclusione sociale attraverso lo sport, secondo lo studio, ÃĻ necessario superare due limiti: la disuguaglianza nelle opportunità sportive tra gli studenti e la debolezza del rapporto tra sport e pedagogia. La necessità ÃĻ, dunque, quella di formare i formatori. Coloro che hanno la responsabilità della preparazione fisica dei minori dovrebbero essere inseriti in percorsi di formazione che preveda una preparazione anche sui temi dell’inclusione. 

A cura di Monia Torre con il contributo scientifico di Loredana Cerbara.

Per approfondire:

  • Cerbara L. (2019). Spunti di rifessione sulla didattica dello sport dentro e fuori la scuola a partire dai risultati delle indagini ‘Fratelli di sport’. La Critica Sociologica, vol. LIII, n. 212 (4), Inverno 2019, pp. 42-57 (7) [DOI: 10.19272/201901204005; ISSN 0011-1546 / ISSN elettronico 1972-5914]
  • Tintori A. (2019). La multilateralità sociale dello sport e il suo mancato investimento. La Critica Sociologica, vol. LIII, n. 212 (4), Inverno 2019, pp. 49-55 (7) [DOI: 10.19272/201901204005; ISSN 0011-1546 / ISSN elettronico 1972-5914]
  • Tintori A. (2019). L’integrazione sociale come processo reciproco. Opportunità e stereotipi nel caso dello sport, Le nuove frontiere della scuola, n. 49, La reciprocità, anno XVI, febbraio. La Medusa Editrice, pp. 93-100 [ISSN: 2281-9681]
  • Accorinti M. Caruso M. G., Cerbara L., Menniti A., Misiti M., Tintori A. (2018). “Non conta se siamo stranieri, dobbiamo giocare tutti insieme.”, Roma: Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali. (IRPPS Working papers n. 106/2018)
  • Caruso M. G., Cerbara L., Menniti A., Misiti M., Tintori A. (2018). “Sport e integrazione per gli adolescenti italiani. Indagine 2017”, Roma: Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali. (IRPPS Working papers n. 108/2018)

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colorful paper cut figures of lgbt pride on grey background, lgbt concept

Discriminazioni e disuguaglianze

Tra diseguaglianze e discriminazione esiste uno stretto rapporto. Come sottolinea Therborn: “la diseguaglianza significa sempre escludere alcune persone da qualcosa. Quando non uccide letteralmente le persone o ne blocca la vita, disuguaglianza significa esclusione: escludere le persone dalle possibilità prodotte dallo sviluppo umano” ( Therborn, 2013: 21).

E l’esclusione ingiustificata ÃĻ una forma di discriminazione, la quale se esercitata sistematicamente contro minoranze conduce a vere e proprie forme di segregazione razziale. Forme particolarmente odiose di discriminazione sulla base della “razza” da parte di istituzioni e sistemi politici, economici o legali si sono registrate sia in sistemi politici formalmente democratici che in tempi relativamente recenti.

Nel Sud degli Stati Uniti, le leggi Jim Crow e la segregazione razziale legale nelle strutture pubbliche sono esistite dalla fine del XIX secolo fino agli anni Cinquanta; mentre in Sudafrica, l’abolizione delle principali leggi segregazioniste ÃĻ stata ratificata nel 1991, determinando la fine dell’apartheid.

Tuttavia, secondo alcuni autori (Bartoli, 2012), neppure le società democratiche rette da istituzioni improntate ai principi di uguaglianza e giustizia, sono esenti da forme di “razzismo sistemico” (o “democratico”), che colpiscono soprattutto alcune tipologie di persone (ad esempio immigrati, Rom o anche poveri estremi). 

Nel caso italiano, forme legali di esclusione derivano in misura significativa dal modo in cui il Paese ha affrontato il problema migratorio, riconducendolo soprattutto a problema di ordine pubblico. Tale approccio ha determinato effetti anche sulle prassi amministrative (sovente respingenti) delle amministrazioni locali in tema di registrazione anagrafica, – e di conseguenza di accesso alle prestazioni di welfare comunale – per determinate categorie di persone in condizioni di irregolarità amministrativa, perchÃĐ prive della residenza anagrafica e dunque di documento di riconoscimento.

Tale condizione caratterizza in particolare la componente di origine bosniaca della popolazione Rom (fuggita dalla guerra nei Balcani negli anni ’90), presente a Roma.

Molte famiglie sono prive di documenti (sono apolidi di fatto), e vivono da lungo tempo in campi che sono stati dichiarati in via di chiusura dall’amministrazione capitolina. I loro figli, nati e cresciuti in Italia, al compimento della maggiore età per restare nel Paese devono fare richiesta di un permesso di soggiorno. Tale richiesta, tuttavia, incontra spesso ostacoli presso gli uffici immigrazione per la mancanza del requisito della residenza anagrafica della famiglia; residenza che non viene concessa dagli uffici anagrafici se si vive in campi ufficialmente dichiarati in via di chiusura. Come sottolineano gli operatori di terzo settore che lavorano con i Rom:

“Chi non ÃĻ già uscito ma vorrebbe farlo si trova quindi impigliato in un circolo vizioso difficile da spezzare”.

È il caso di sottolineare come questa situazione abbia conseguenze paradossali: se, da un lato, esclude questa componente della popolazione presente dall’integrazione nella comunità territoriale; dall’altro, la rende permanentemente assistita, esponendo costantemente i Rom a stigma sociale.

In ogni caso, la difficoltà di regolarizzare la propria posizione anagrafica non ÃĻ solo un problema dei Rom: anche gli immigrati che per l’alto costi degli affitti si risolvono a vivere in stabili occupati non riescono a fissare la propria residenza anagrafica.

Infatti, l’articolo 5 della legge 23 maggio 2014 n. 80 – contenente “Misure urgenti per l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015” – la cosiddetta legge Lupi, impedisce alle società di servizi di attivare utenze in stabili occupati abusivamente, e dunque proibisce di fissare la residenza in quegli stabili. Di conseguenza, non consente il rilascio di documenti di identità alle persone senza dimora.

(A questo proposito, proprio per consentire alle persone in condizioni di fragilità e precarietà abitativa di poter registrare la residenza in immobili occupati, a Roma il sindaco – che, va ricordato, in quanto ufficiale di governo puÃē promuovere una regolarizzazione amministrativa in quanto ha l’obbligo della corretta tenuta dei registri anagrafici – ha di recente emanato una direttiva volta a consentire all’amministrazione di agire in deroga all’art.5 della legge Lupi. Su tale direttiva, perÃē, il prefetto di Roma ha chiesto l’istituzione di un tavolo tecnico per approfondimenti sulla sua applicazione.)

Questi casi, piÃđ che descrivere forme di “razzismo sistemico”, evidenziano i limiti della politica migratoria nazionale, fortemente condizionata dalle dichiarazioni di emergenza migratoria e dall’esigenza di controllo dei flussi di ingresso. Tale situazione ha creato un problema di implementation deficit (Macioti, Pugliese, 2005) vale a dire di scarsa implementazione delle politiche di integrazione per gli immigrati, pur formalmente previste dal testo unico sull’immigrazione. CiÃē ha fatto sÃŽ che i diritti dei migranti – come osserva Lydia Morris – “non sono piÃđ evidenti o assoluti ma sono associati strettamente con il controllo e si localizzano su un terreno sdrucciolevole soggetto a negoziazioni politiche” (cit. in Macioti Pugliese, 20053 ed.: 107). CiÃē significa – come sottolinea Pugliese – che “se viene promulgata una legge – o semplicemente emanata una circolare – piÃđ restrittiva (che rende piÃđ difficile restare in una condizione di regolarità o che semplicemente impone nuove condizioni e nuova documentazione per l’accesso a un beneficio), gli immigrati possono perdere un diritto già acquisito” (Macioti, Pugliese, 2005: 107).

Tale situazione determina, dunque, condizioni di discriminazione per quelle categorie (i migranti, ma non solo) che mal si adattano alle condizioni di meritevolezza di volta in volta fissate dai governi.

Contributo a cura di Dante Sabatino, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della discriminazione razziale 2023.

Bibliografia

C. Bartoli, Razzisti per legge. L’Italia che discrimina, Editori Laterza, Roma-Bari 2012
M. I. Macioti, E. Pugliese, L’esperienza migratoria. Immigrati e rifugiati in Italia, Editori Laterza, Roma-Bari 20053 ed.
G. Therborn, The Killing Fields of Inequality, Polity Press, Cambridge UK 2013

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Progetto Ar.Pa.

Tiziana Tesauro, ricercatrice dell’IRPPS a Fisciano, ha partecipato oggi alla presentazione del progetto “Ar.Pa- Arte, Partecipazione, Abitanza”, nato dalla collaborazione tra CNR-IRPPS di Fisciano, Ecosmed, il dipartimento Cospecs dell’Università di Messina e la coop. Giolli di Parma.

Con i laboratori di “teatro dell’oppresso” e “documentario partecipato”, Ar.P.A. intende proseguire e consolidare i processi di rigenerazione dello spazio urbano e di partecipazione culturale che hanno accompagnato la nascita del “Giardino delle Zagare” a Fondo Saccà, oggi sede del centro socioeducativo “Il Melograno”.

L’incontro odierno, a tu per tu con cittadini e abitanti, ÃĻ stato il primo passo per continuare a disegnare insieme lo spazio sociale attraverso l’arte e la ricerca sociale.

Qui la brochure dei laboratori.

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Bandi PNRR – IRPPS assume


Per contribuire al progetto FOSSR (Fostering Open Social Science Research), l’Istituto ha aperto 7 posizioni a tempo determinato rivolte a diverse figure professionali, specializzate in data science, informatica e statistica, ma anche comunicazione, scienze sociali e progettazione.

IRPPS
L’IRPPS ÃĻ un istituto di ricerca interdisciplinare che svolge studi su tematiche sociali, demografiche e migratorie; sistemi di welfare; politiche sociali; politiche della scienza e della tecnologia e dell’alta formazione e sul rapporto tra scienza e società.
L’IRPPS conta circa 40 ricercatori a tempo pieno o parziale, 30 ricercatori associati e 20 ricercatori post-doc.

Informazioni su FOSSR
FOSSR si propone di sviluppare l’Open Science nel contesto italiano con l’obiettivo di creare strumenti e servizi per la comunità degli studiosi di scienze sociali che coinvolga le infrastrutture di ricerca coordinate dal CNR: CESSDA, SHARE, RISIS.
La piattaforma fornirà un unico punto di accesso a tutti gli strumenti e i servizi dell’Open Science Cloud italiano, sulla falsariga del progetto europeo Open Science Cloud


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“Welfare&Ergonomia” ÃĻ passata in Classe A

A distanza di un anno dal riconoscimento di scientificità per l’area 14, con grande soddisfazione comunichiamo che la Rivista Welfare&Ergonomia ha ricevuto da parte dell’ANVUR il passaggio in fascia A. La rivista edita da Franco Angeli riflette sulle sfide e le opportunità del welfare in un momento storico caratterizzato dall’incertezza. Propone, attraverso i suoi numeri monografici, lo studio dei problemi di benessere e di sicurezza dei cittadini, mixando le conoscenze consolidate nell’ambito delle politiche sociali con l’approccio pluridisciplinare dell’ergonomia

L’intento ÃĻ di approfondire temi che ruotano intorno all’uomo e al suo benessere. Il welfare nelle sue diverse declinazioni ÃĻ il corpus delle politiche sociali volte ad affermare il diritto di cittadinanza, anche se negli ultimi decenni alcune modifiche ne hanno cambiato l’impianto originario, mettendo in discussione l’equità tra generazioni e generi, tra chi ha e non ha il lavoro e tra le categorie professionali. L’ergonomia come metodo ÃĻ legata allo sviluppo della tecnologia, anche se negli anni ha allargato le aree di interesse e ha sempre applicato una metodologia di progettazione partecipativa, si ÃĻ occupata di cultura, accoglienza, integrazione e di consapevolezza professionale, pur rimanendo uno strumento operativo per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

L’integrazione tra le due discipline consente di guardare alle questioni sociali adottando diverse angolazioni interpretative e coniugando, tra l’altro, prassi e teoria: il welfare con l’introduzione di leggi sull’assicurazione obbligatoria contro i rischi derivanti dal lavoro svolto; l’ergonomia con la progettazione degli spazi, degli attrezzi e dei processi produttivi in funzione delle capacità specifiche dei lavoratori.

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Management del Welfare Territoriale

L’Università degli Studi di Salerno e l’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali hanno bandito la V annualità del Master in Management del Welfare territoriale:

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Avviso di selezione per “Assegni professionalizzanti”

E’ aperto il bando per due assegni di ricerca sull’infrastruttura CESSDA per l’acquisizione, gestione, archiviazione, manutenzione e analisi dei dati di ricerca con approccio FAIR.

Scadenza: 19/09/2022
Data di inizio: circa metà novembre 2022
Durata del contratto: 1 anno
Dettagli sulla borsa di studio: contattaci!
Requisiti principali:

Raccolta, pianificazione, qualificazione e gestione dei dati di ricerca;
Principi FAIR e qualità dei dati;
Metodologie statistiche;
Metadati, modelli e standard dei dati;
Principi di Open Science e Open Data;

Per maggiori informazioni contattare: f.pecoraro@irpps.cnr.it

#dataanalysis #fairdata #dataarchiving #cnrirpps #cessda #research @ National Research Council @IRPPS – CNR


BANDO

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Nell’Italia del post Covid le culle restano vuote. Se il Paese non fa figli

Nella rubrica Buone Notizie del Corriere della Sera del 26 luglio scorso, il giornalista Paolo Riva, intervista la nostra ricercatrice Angela Paparusso sull’annoso problema della de-natività e sull’ulteriore divario venutosi a creare dopo la pandemia nei confronti dei paesi del Nord Europa

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Un saluto a Pino

Con sgomento e tristezza annunciamo che ÃĻ venuto a mancare Giuseppe Ponzini, primo ricercatore dell’IRPPS, per la sede di Fisciano un punto di riferimento, essendo stato tra i primi ad insediarsi nell’originaria sede di Penta, apprezzato per il suo valore scientifico e umano dall’Istituto tutto.

Pino ha svolto la sua attività di ricerca e ha vissuto a lungo a Fisciano dando un apporto fondamentale agli studi sul welfare confluiti nel Rapporto annuale sullo Stato sociale in Italia, sino al suo trasferimento nella sede distaccata di Brindisi.

Era un ricercatore brillante e poliedrico. Curioso e intuitivo si lanciava su nuovi temi e metteva a frutto la sua ampia erudizione.

Era una persona gentile e generosa verso i suoi collaboratori e i suoi amici.

È stato un ottimo docente che molti hanno avuto modo di apprezzare, all’università e in diversi corsi di formazione.

Lascia, dunque, un vuoto ed un rimpianto grande. Un pensiero alla famiglia.

Un ultimo abbraccio da tutti noi

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